Lungo via Piterskaya

Lungo via Piterskaya è una delle canzoni incluse nel libro La canzone russa: musica popolare e romanza

la canzone russa2 copertina    

 

ВДОЛЬ ПО ПИТЕРСКОЙ    LUNGO VIA PITERSKAYA    

VDOL PO PITERSKOY

Musica popolare 
Testo Fedor Shaliapin                                                

   Questa celebre canzone fu creata dal grande cantante russo Fedor Shaliapin (Федор Шаляпин) che aveva riunito insieme alcuni canti popolari, compresa la famosa romanza dei yamshik, i cocchieri. Ha avuto una grande fortuna ed attualmente ne esistono più versioni con le parole differenti. Noi riportiamo la versione originale di Shaliapin (per fortuna oggi possiamo ascoltare in rete la sua magnifica esibizione, registrata negli anni dell’emigrazione). 


   Piterskaya era un nome colloquiale della principale strada di Mosca, Tverskaya-Yamskaya (nell’Unione Sovietica via Gorkij, oggi via Tverskaya). Partendo dal Cremlino, la via portava verso un’antica città russa, Tver. Dopo lo spostamento della capitale, la via è diventata anche la direttrice verso Pietroburgo e per questo veniva comunemente chiamata Piterskaya (Piter è, ancora oggi, il nome colloquiale della città sulla Neva).  

 
   La seconda parte del nome della via, Yamskaya, ha una radice comune con la parola yamshik. Qui vicino abitavano i cocchieri, di cui l’immenso paese aveva un grande bisogno, non solo per assicurare i trasporti, ma anche perché i cocchieri svolgevano un’importantissima funzione postale. Miseri e stanchi, avevano anche loro un momento di gloria, quando potevano permettersi di slegare il campanellino in città (era un po’ come oggi andare con una sirena accesa). Succedeva se trasportavano una missiva statale importante o portavano uno sfortunato prigioniero verso il luogo del castigo. Ed ecco che una donna del popolo ammira il suo caro mentre passa per la via centrale della città (vediamo già il traffico delle carrozze in questo quartiere benestante e pieno di prestigiosi negozi), passa con la sua troika e persino con un campanellino!


   Subito dopo, abbandonata la scena cittadina, rimaniamo assordati da un’allegra confusione di una festa contadina, in cui le parole, volutamente insensate, smettono di contare. 


ВДОЛЬ ПО ПИТЕРСКОЙ


Эх, вдоль по Питерской, по Тверской-Ямской,
Да, по Тверской-Ямской, да с колокольчиком
Едет миленький, сам на троечке,
Едет лапушка во поддевочке.

Эх, я в пирушке была, во беседушке,
Я пила, молода, сладку водочку.
Сладку водочку да наливочку
Я пила, молода, из полуведра.

Где? Что? Не лед трещит, да не комар пищит,
А это кум до кумы судака тащит.
Где? Что? Эх, душечка, ты голубушка,
Свари куму судака, чтобы юшка была.
Эх, юшечка да с петрушечкой,
Эх, поцелуй ты меня, кума-душечка!
Ну, поцелуй, ну, поцелуй меня, кума-душечка!

 

piterskaya
Così appariva la via Tverskaya-Yamskaya all’inizio del Novecento.


LUNGO VIA PITERSKAYA


Eh lungo via Piterskaya, via Tverskaya-Yamskaya,
Eh, lungo via Tverskaya-Yamskaya e con il campanellino
Va il mio diletto, in una troika. 
Va il mio caruccio, in un caffettancino.

Eh, sono stata a festeggiare, a chiacchierare.
Ho bevuto, sono giovane, una dolce vodka.
Eh, ho bevuto una dolce vodka e un liquorino,
Eh, ho bevuto, sono giovane, da un secchiello.

Dove? Che c’è? Non è il ghiaccio a scoppiettare né una zanzara a
   ronzare,
È un compare che porta un pesce alla comare.
Eh, mia cara, mia diletta,
Cuoci questo pesce al compare, per avere la zuppa.
Eh, la zuppa con prezzemolo!
Dai, baciami, cara comare!

Oh, oh, oh, oh!
Dai, baciami! Dai, baciami, cara comare!

 

COMMENTO
   Alcune parole di questa canzone sono ormai cadute in disuso e sono poco comprensibili (nelle versioni più moderne sono sostituite da altre). 

поддевочка (poddevočka) – Abbiamo tradotto questa parola come “caffettancino”, cioè caffettano, usando il diminutivo, perché in russo si usa una forma vezzeggiativa (molto consueta per la nostra lingua). Si tratta di un gilet caldo che ci si metteva sotto il cappotto (поддевать = mettere sotto (un vestito, la biancheria ecc.)   

юшка (iuška) – zuppa, minestra (una parola oggi caduta completamente in disuso) 
 

fedor shaliapin  
Fedor Shaliapin, Boris Kustodiev (1922)

   Incontreremo spesso il nome di Fedor Shaliapin (1873 – 1938), il più grande tra i cantanti lirici russi. Figlio di contadini, Shaliapin è destinato dai genitori alla carriera del calzolaio, ma inizia a partecipare agli spettacoli di un teatro amatoriale. In seguito gira la Russia come attore nelle compagnie teatrali poco prestigiose, ma alla fine viene notato e invitato nei teatri imperiali a San Pietroburgo. Uomo bello e aitante, colpisce non soltanto per la sua straordinaria voce, ma anche per eccezionali doti artistiche. 
   Conquista non soltanto il Mariinskij e il Bolshoj, ma anche La Scala e la Metropolitan. Dopo la rivoluzione d’Ottobre, sembra ben accetto dal nuovo regime: diventa direttore artistico del teatro Mariinskij e riceve, primo in assoluto, il prestigioso titolo di narodnyi artist, “artista del popolo” (ancora oggi l’onorificenza più ambita da attori e cantanti russi). Ma nel 1922 parte per una tournée per gli Stati Uniti, in compagnia della seconda moglie, e non ha fretta di tornare. Il potere sovietico, infastidito dalla prolungata assenza e dai contatti che Shaliapin intrattiene con gli emigrati russi all’estero, decide di proibire al cantante il ritorno in patria e gli toglie anche il prestigioso titolo. Nel 1991 il titolo di narodnyi artist è restituito all’artista.